Nonostante sia stato un anno nero per le Borse, il 2007 ha fatto segnare gli ennesimi record per una categoria di strumenti finanziari quotati.
Quasi incuranti delle difficoltà dei mercati, gli Exchange traded funds (Etf) hanno continuato ad aumentare la propria popolarità tra i risparmiatori. Proprio l'enorme successo di questi prodotti, che li ha trasformati in un must per i cataloghi delle società di gestione, sta creando però anche il rischio paradossale di una loro possibile involuzione.
Nel 2007 il mercato ETFPlus di Borsa Italiana, lanciato il 2 aprile scorso per la negoziazione di Etf e di Etc (l'equivalente per le materie prime) ha fatto segnare scambi per 31,8 miliardi, mentre i contratti passati di mano sono stati 1,34 milioni. Per il sesto anno consecutivo la crescita è a due cifre (+82,4% in valore, +72,7% i contratti). In aumento del 31,8% anche le masse amministrate, a 10,1 miliardi. Cifre ancora limitate, ma occorre considerare che gli Etf sono trattati a Piazza Affari solo dal settembre 2002. Le società di gestione ne offrono un numero crescente: al 24 gennaio a Milano si contavano 233 Etf ed Etc, il 12% in più del 2007. Gli emittenti principali a Piazza Affari sono Lyxor (Société Générale) con ben 68 Etf, Barclays Global Investors con 45 prodotti della serie iShares e Deutsche Bank con 41 della serie db-x-trackers, mentre Etf Securities conta 46 Etc sui 47 quotati.
Successo globale
L'appeal dagli Etf è globale. Secondo la Federazione mondiale delle Borse valori (Wfe), nel 2007 a livello planetario sono stati scambiati Etf per 3.605 miliardi di dollari, il 26,7% in più dell'anno precedente. In appena 12 mesi gli Etf quotati sono passati da 1.135 a 1.985. Nel Vecchio continente Piazza Affari ha una quota di mercato 2007 pari solo al 12% del controvalore scambiato, ma ha fatto segnare il maggior numero di contratti scambiati, con il 41% del totale europeo.
«Un Etf è un fondo quotato che si compra e vende come un'azione. Il gestore fa in modo che la performance dello strumento replichi il più fedelmente un indice di riferimento, o benchmark, che può essere azionario, obbligazionario o valutario. I punti di forza sono rischi diversificati e ridotti, come per i fondi, flessibilità, trasparenza e velocità di compravendita tipiche delle azioni. Gli Etf piacciono per la semplicità che li rende comprensibili e ideali per investire nel medio-lungo, ma anche breve o brevissimo periodo», spiega Alessandro Magagnoli di Fta Online, società di analisi finanziaria indipendente. «Tra i loro principali vantaggi c'è poi il basso livello di costi di gestione: le commissioni annue sono in funzione della durata di detenzione degli Etf, mentre i prezzi di compravendita di mercato sono già al netto dei costi. Anche il regime fiscale è semplice: pari ai fondi comuni, con un'aliquota del 12,5% per quelli armonizzati, superiore invece per gli altri», conclude Magagnoli.
Proprio il successo degli Etf ha fatto sì che le società di gestione spingessero al massimo le politiche di innovazione del prodotto, in cerca di nuove nicchie di clienti potenziali. Dagli Etf di prima generazione sono nati quelli "intelligenti": tra questi ve ne sono di "stile" (prodotti di seconda generazione, che seguono panieri di titoli selezionati ad hoc dal gestore in base a caratteristiche delle azioni) e gli "strutturati", che incorporano derivati per limitare la volatilità degli indici. Esistono Etf "a leva" (che amplificano rialzi e ribassi), "short" (se l'indice sale, loro calano, e viceversa), "fondamentali", che replicano indici macroeconomici. A Piazza Affari oggi Société Générale Alternative Investments presenta tre nuovi Etf, i primi strutturati sull'indice S&P/Mib, di cui due "short" e uno "a leva".
I rischi
Durante l'ultima recente fase di turbolenza dei mercati, gli scambi di Etf in alcuni momenti sono stati interrotti perché la volatilità aveva superato i livelli di guardia. In queste fasi di elevata volatilità dei mercati, talvolta questi strumenti non hanno replicato esattamente l'andamento dell'indice di riferimento, ma hanno scontato "scollamenti" rispetto al proprio benchmark. Ma non basta. Proprio l'evoluzione dell'offerta sta portando gli Etf ad assumere caratteristiche sempre più complesse. Questo fenomeno, se dovesse spingersi troppo oltre, potrebbe comprometterne l'immagine di semplicità che li ha resi vincenti. Sarebbe l'ennesimo caso, dopo quello dei fondi comuni e dei derivati, in cui l'innovazione finanziaria troppo aggressiva si trasforma in un boomerang per gli stessi operatori del settore.
nicola.borzi@ilsole24ore.com
Fonte: IlSole24Ore Online
Quasi incuranti delle difficoltà dei mercati, gli Exchange traded funds (Etf) hanno continuato ad aumentare la propria popolarità tra i risparmiatori. Proprio l'enorme successo di questi prodotti, che li ha trasformati in un must per i cataloghi delle società di gestione, sta creando però anche il rischio paradossale di una loro possibile involuzione.
Nel 2007 il mercato ETFPlus di Borsa Italiana, lanciato il 2 aprile scorso per la negoziazione di Etf e di Etc (l'equivalente per le materie prime) ha fatto segnare scambi per 31,8 miliardi, mentre i contratti passati di mano sono stati 1,34 milioni. Per il sesto anno consecutivo la crescita è a due cifre (+82,4% in valore, +72,7% i contratti). In aumento del 31,8% anche le masse amministrate, a 10,1 miliardi. Cifre ancora limitate, ma occorre considerare che gli Etf sono trattati a Piazza Affari solo dal settembre 2002. Le società di gestione ne offrono un numero crescente: al 24 gennaio a Milano si contavano 233 Etf ed Etc, il 12% in più del 2007. Gli emittenti principali a Piazza Affari sono Lyxor (Société Générale) con ben 68 Etf, Barclays Global Investors con 45 prodotti della serie iShares e Deutsche Bank con 41 della serie db-x-trackers, mentre Etf Securities conta 46 Etc sui 47 quotati.
Successo globale
L'appeal dagli Etf è globale. Secondo la Federazione mondiale delle Borse valori (Wfe), nel 2007 a livello planetario sono stati scambiati Etf per 3.605 miliardi di dollari, il 26,7% in più dell'anno precedente. In appena 12 mesi gli Etf quotati sono passati da 1.135 a 1.985. Nel Vecchio continente Piazza Affari ha una quota di mercato 2007 pari solo al 12% del controvalore scambiato, ma ha fatto segnare il maggior numero di contratti scambiati, con il 41% del totale europeo.
«Un Etf è un fondo quotato che si compra e vende come un'azione. Il gestore fa in modo che la performance dello strumento replichi il più fedelmente un indice di riferimento, o benchmark, che può essere azionario, obbligazionario o valutario. I punti di forza sono rischi diversificati e ridotti, come per i fondi, flessibilità, trasparenza e velocità di compravendita tipiche delle azioni. Gli Etf piacciono per la semplicità che li rende comprensibili e ideali per investire nel medio-lungo, ma anche breve o brevissimo periodo», spiega Alessandro Magagnoli di Fta Online, società di analisi finanziaria indipendente. «Tra i loro principali vantaggi c'è poi il basso livello di costi di gestione: le commissioni annue sono in funzione della durata di detenzione degli Etf, mentre i prezzi di compravendita di mercato sono già al netto dei costi. Anche il regime fiscale è semplice: pari ai fondi comuni, con un'aliquota del 12,5% per quelli armonizzati, superiore invece per gli altri», conclude Magagnoli.
Proprio il successo degli Etf ha fatto sì che le società di gestione spingessero al massimo le politiche di innovazione del prodotto, in cerca di nuove nicchie di clienti potenziali. Dagli Etf di prima generazione sono nati quelli "intelligenti": tra questi ve ne sono di "stile" (prodotti di seconda generazione, che seguono panieri di titoli selezionati ad hoc dal gestore in base a caratteristiche delle azioni) e gli "strutturati", che incorporano derivati per limitare la volatilità degli indici. Esistono Etf "a leva" (che amplificano rialzi e ribassi), "short" (se l'indice sale, loro calano, e viceversa), "fondamentali", che replicano indici macroeconomici. A Piazza Affari oggi Société Générale Alternative Investments presenta tre nuovi Etf, i primi strutturati sull'indice S&P/Mib, di cui due "short" e uno "a leva".
I rischi
Durante l'ultima recente fase di turbolenza dei mercati, gli scambi di Etf in alcuni momenti sono stati interrotti perché la volatilità aveva superato i livelli di guardia. In queste fasi di elevata volatilità dei mercati, talvolta questi strumenti non hanno replicato esattamente l'andamento dell'indice di riferimento, ma hanno scontato "scollamenti" rispetto al proprio benchmark. Ma non basta. Proprio l'evoluzione dell'offerta sta portando gli Etf ad assumere caratteristiche sempre più complesse. Questo fenomeno, se dovesse spingersi troppo oltre, potrebbe comprometterne l'immagine di semplicità che li ha resi vincenti. Sarebbe l'ennesimo caso, dopo quello dei fondi comuni e dei derivati, in cui l'innovazione finanziaria troppo aggressiva si trasforma in un boomerang per gli stessi operatori del settore.
nicola.borzi@ilsole24ore.com
Fonte: IlSole24Ore Online
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