Oggi il profsteblog parla di orde di bancari e assicuratori che cercando di convincere i dipendenti a passare ai fondi pensione. Beh, qui c'è già uno sbaglio di fondo, perché bancari e assicuratori spingono in prima istanza per i PIP, dove di polli però ce ne sono già tanti. Al limite spingono verso i fondi pensione aperti, giacché quelli chiusi sono Scriveamo gestiti dai sindacati. Beh, come tutti i prodotti questi FPA possono essere buoni o scadenti. Ma ciò di cui si parla soprattutto sono i fondo pensione chiusi o negoziali, che hanno costi bassi (<0,4% la media) e investimento tipicamente prudenti.
Profste scrive che solo i dipendenti di aziende con oltre i 50 dipendenti dovranno fare la scelta, ma in realtà non è così perché tutti dovranno decidere. L'unica differenza è che le aziende con più di 50 dipendenti dovranno "girare" il TFR all'inps, che avrà l'onere di gestirlo. Ma modalità di uso rimangono le stesse.
Si parla che il TFR ha un rendimento garantito pari all'inflazione come grande vantaggio. Ma come grandissimo vantaggio dell'usare un fondo pensione negoziale (chiuso cioè di categoria) è che il datore di lavoro dovrà versare non solo il TFR ma anche una quota pari a quella che versa volontariamente il dipendente, fino ad un massimo del 1,5% del reddito lordo. Ciò si traduce, come calcola l'aduc, in un rendimento annuale del 10% confrontato con il TFR lasciato in azienda. Non mi pare poco. ("ll contributo del datore di lavoro rappresenta mediamente il 10-15% del TFR. Si tratta di un importo cosi' significativo che qualunque disquisizione sull'ipotetico rendimento del TFR mantenuto in azienda e quello dei fondi pensione perde di significato"). E, altro grande vantaggio, sta nella tassazione, aspetto comunque rilevante. Il TFR è tassato come IRPEF, quindi potenzialmente anche al 43%, mentre il fondo pensione è tassato al massimo al 15% per scendere con gli anni al 9%.
Certo, nel fondo del post è scritto che ognuno si dovrebbe ben documentare. Ma molti lettori dando credito al post, ed essendo il blog profste un serio blog di finanza, potrebbero essere indotti a non informarsi adeguatamente perdendo magari una discreta opportunità per la gestione del loro futuro.
Profste scrive che solo i dipendenti di aziende con oltre i 50 dipendenti dovranno fare la scelta, ma in realtà non è così perché tutti dovranno decidere. L'unica differenza è che le aziende con più di 50 dipendenti dovranno "girare" il TFR all'inps, che avrà l'onere di gestirlo. Ma modalità di uso rimangono le stesse.
Si parla che il TFR ha un rendimento garantito pari all'inflazione come grande vantaggio. Ma come grandissimo vantaggio dell'usare un fondo pensione negoziale (chiuso cioè di categoria) è che il datore di lavoro dovrà versare non solo il TFR ma anche una quota pari a quella che versa volontariamente il dipendente, fino ad un massimo del 1,5% del reddito lordo. Ciò si traduce, come calcola l'aduc, in un rendimento annuale del 10% confrontato con il TFR lasciato in azienda. Non mi pare poco. ("ll contributo del datore di lavoro rappresenta mediamente il 10-15% del TFR. Si tratta di un importo cosi' significativo che qualunque disquisizione sull'ipotetico rendimento del TFR mantenuto in azienda e quello dei fondi pensione perde di significato"). E, altro grande vantaggio, sta nella tassazione, aspetto comunque rilevante. Il TFR è tassato come IRPEF, quindi potenzialmente anche al 43%, mentre il fondo pensione è tassato al massimo al 15% per scendere con gli anni al 9%.
Certo, nel fondo del post è scritto che ognuno si dovrebbe ben documentare. Ma molti lettori dando credito al post, ed essendo il blog profste un serio blog di finanza, potrebbero essere indotti a non informarsi adeguatamente perdendo magari una discreta opportunità per la gestione del loro futuro.
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