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Fondi: solo il 2% batte il benchmark nell'arco di cinque anni

di Antonella Olivieri (fonte)

Nel 2006, secondo l'analisi dell'ufficio studi di Mediobanca, solo il 14% dei fondi comuni italiani ha battuto il benchmark, cioè il parametro di riferimento che i gestori scelgono per misurare le proprie performance con l'implicita promessa di riuscire a fare meglio. Ma se il 14% vi sembra poco, andate a guardare l'ultima aggiunta all'elaborato di Piazzetta Cuccia. E scoprirete che man mano che si allunga il periodo di osservazione, diminuisce la percentuale di fondi che riesce a restare a galla. Così, allargando l'orizzonte agli ultimi due anni (2005-2006), i prodotti del risparmio gestito che sono stati in grado di battere il benchmark scendono al 5%, nell'ultimo quadriennio al 3% e solo il 2% del sistema è riuscito a vincere costantemente la sfida nel corso degli ultimi cinque anni.
Altra benzina sul fuoco nella polemica che contrappone i fondi comuni all'ufficio studi di Mediobanca, che da qualche anno si è messo a radiografarne i risultati. L'ufficio studi diretto da Fulvio Coltorti, a riguardo delle osservazioni fatte dall'associazione di categoria, ha voluto puntualizzare che i benchmark a cui fa riferimento l'indagine sono proprio quelli scelti dai gestori nell'adempiere all'obbligo imposto dal "Regolamento intermediari" della Consob. E inoltre, poichè l'indagine ha lo scopo di valutare i risultati dell'intera industria dei fondi, per appurare se vi sia creazione o distruzione della ricchezza che i risparmiatori hanno affidato ai gestori, l'uffico studi ha scelto di utilizzare il parametro virtualmente esente da rischi più semplice, che è il BoT annuale.
L'ufficio studi contesta poi l'idea secondo cui il confronto più adeguato per un fondo di liquidità sarebbe quello con il rendimento del conto corrente.
Nessun gestore l'ha scelto come benchmark, nota Mediobanca, «per il semplice motivo che, pur volendo considerare questa forma tecnica come "investimento", non potrebbe essere costruito, come richiesto dal Regolamento intermediari – " facendo riferimento a indicatori finanziari elaborati da soggetti terzi e di comune utilizzo"», dato che le condizioni applicate ai conti correnti variano a seconda delle caratteristiche del titolare.
Infine, Mediobanca contesta l'osservazione secondo cui l'indagine sarebbe viziata dal fatto che i rendimenti scontano costi e commissioni di distribuzione e l'indice di riferimento no. «La portata di tali presunti "vizi" si ritiene assolutamente trascurabile. Intanto, i rendimenti pubblicati dai singoli fondi non sono al netto delle commissioni di distribuzione (salvo che non ve ne siano), essendo calcolati sulla base del solo valore conferito al patrimonio del fondo, già decurtato dei compensi di collocamento trattenuti dall'intermediario venditore. In secondo luogo,l'indagine dell'ufficio studi di Mediobanca è diretta a valutare i risultati "del gestore", non quelli di un ipotetico risparmiatore che scelga di usare il "fai-da-te"».

(di A.Ol.)
28 agosto 2007
Il Sole24Ore OnLine

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