Con ulteriori 11 ETF targati iShares in negoziazione dal 20 marzo diventano 108 gli ETF quotati sul mercato di Borsa Italiana. I primi ETF sono stati quotati nel settembre 2002 e i contratti sono passati da 1,5 miliardi di euro del 2003 a 17,4 miliardi di euro del 2006. Borsa Italiana riporta che quasi il 60% dei contratti scambiati ha un controvalore inferiore ai 5.000 euro, indicando inequivocamente che gli ETF sono molto utilizzati dai piccoli risparmiatori che vedono in questo strumento trasparenza e semplicità, oltre che bassi costi. Il recente ingresso di Deutsche Bank porta a sei gli emittenti di ETF in Borsa Italiana. Gli altri sono AXA/BNP, Barclays, Crédit Agricole, Nasdaq plc e Société Générale.
Il successo degli ETF è stato innanzitutto dovuto alla loro semplicità e al loro basso costo. Ma ormai il mercato italiano di ETF, prima composto da semplici fondi passivi di noti indici di borsa, si è riempito di ETF sempre più complessi e con meccanismi di regolazione via via più opachi. Il commissario della Consob Vittorio Conti arriva perfino a consigliare di vietare alcuni ETF giacché "la mutazione genetica che è avvenuta in questi anni ha fatto degli Etf prodotti complessi e con influenze potenziali sulla stabilità dei mercati" Continua a leggere
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